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La sua non è stata una vita facile e alla fine, dopo aver tanto lottato per riavere i figli allontanati da lei nel 2009 dopo una difficile guerra giudiziaria, Marinella Colombo si è ammalata gravemente. Ieri si è spenta all’ospedale Niguarda di Milano, la sua città, dove verranno celebrati i funerali. Aveva solo 61 anni e quando ha chiuso gli occhi i suoi ragazzi, ormai grandi, erano accanto a lei.
La storia era finita su tutti i giornali, quando, i suoi bambini Leonardo e Nicolò, furono prelevati a scuola a Milano, dai carabinieri, e rispediti in Germania, nonostante gli accordi sul divorzio concedessero al padre il diritto di visita, ma non l’affido esclusivo.
E’ stata una battaglia legale durata anni, quella che l’ha portata anche all’arresto e alla condanna a 16 mesi per le sue iniziative legali e per le azioni intraprese per riportare in Italia i figli avuti da Tobias Ritter, in Baviera, cittadino tedesco dal quale si era separata. Marinella aveva fatto tutto quel che poteva per opporsi al marito, ostinato e tutelato dalla legge tedesca, un papà che – come spesso è successo in casi simili – era fortemente contrario al ritorno in Italia dei figli assieme alla madre. Nel 2008, Colombo viene arrestata, salvo poi essere rilasciata con l’obbligo di dimora; la Corte d’Appello dice “no” sia alle manette che all’estradizione. Di colpi di mano ne aveva fatti parecchi, dopo che il marito fece prelevare a sua insaputa i figli dalla scuola milanese alla quale erano iscritti. Meno di un anno dopo, la donna se li era andati a riprendere in Germania, per portarli prima a Strasburgo, poi in Italia (accuditi dalla nonna) e infine in Slovenia. Il 2 marzo 2011, scattò di nuovo l’arresto. E poi la condanna a 16 mesi di reclusione.
La battaglia si era trasferita nelle aule giudiziarie dopo una sentenza della corte di Cassazione italiana che dava ragione alla madre. Ma il diritto di famiglia tedesco, invece, tuttora privilegia i genitori tedeschi rispetto a quelli stranieri, e a vigilare c’è l’agenzia federale tedesca per l’infanzia, lo Jugendamt. L’agenzia federale tedesca per l’infanzia, la giudicò “non più in grado di poter svolgere le funzioni di madre” e di conseguenza, l’autorità giudiziaria di Berlino spiccò un mandato d’arresto per sottrazione di minori. Iniziò così la lunga e controversa battaglia legale, dove alla fine la donna dovette arrendersi. Ha potuto riabbracciare i figli solo quando sono diventati maggiorenni.
Come sempre, quando in un divorzio i figli diventano l’oggetto del litigio, le opinioni possono essere molto discordanti. Ma mai come in questo caso, l’opinione pubblica italiana e lombarda si schierò con la donna, che andò a Monaco di Baviera e riprese i bambini, portandoli all’estero. La fuga le costò il mandato d’arresto europeo. Dopo 8 mesi fu arrestata e in seguito condannata a 18 mesi ai domiciliari. Le fu anche fatto divieto di rivedere i figli.
Dopo avere scontato la condanna, Colombo continuò a battersi anche in nome delle altre madri in situazioni simili alla sua, prese un master in Diritto e protezione dei minori e aprì uno sportello per assistere i genitori che avevano vissuto la sua stessa storia. Alle elezioni europee del 2014 era stata candidata nel Nord-Ovest per Scelta Europea, la lista di riferimento dell’Alleanza dei liberaldemocratici europei.
La storia di Marinella e della sua battaglia è stata raccontata nello spettacolo teatrale “Kindeswohl il bene del bambino”, diventato nel 2022 anche un film. Colombo ha anche scritto due libri, il romanzo “Non vi lascerò soli”, sulla sua storia personale, e il saggio giuridico “La tutela oltre la frontiera”.
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