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L’Italia non è più il fanalino di coda sui conti pubblici. Il deficit del Paese si ridurrà dal 7,2% del 2023 al 3,8% (rispetto al 4,3% stimato nel Def di aprile), per poi attestarsi al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026.
È quanto emerge dal Piano strutturale di bilancio approvato dal Governo e a breve esaminato dal Parlamento per poi essere trasmesso a Bruxelles. Risultati che permetterebbero di uscire dalla procedura di inflazione nel giro di due anni.
I conti pubblici dell’Italia
Il Piano strutturale di bilancio appena approvato prevede una significativa riduzione del deficit pubblico, che passerà dal 7,2% del Pil nel 2023 al 3,8% nel 2024, per poi attestarsi al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026. Tale traiettoria, se confermata, consentirebbe all’Italia di uscire dalla procedura di infrazione europea entro il 2026.
Come confermato dal Governo, l’andamento del rapporto debito/Pil (sceso a fine 2023 al 134,8%) nei prossimi anni sarà fortemente condizionato dalle compensazioni d’imposta legate ai superbonus edilizi. In conseguenza di ciò, la riduzione del debito pubblico inizierà solo dal 2027, anno a partire dal quale si prevede di rispettare l’impegno assunto nei confronti dell’Unione Europea.
Il nuovo quadro normativo europeo in materia di finanza pubblica impone all’Italia un impegnativo percorso di aggiustamento dei conti pubblici, stimato in circa 12-13 miliardi di euro all’anno per i prossimi sette anni. Il percorso, che prevede riforme strutturali e investimenti, dovrà essere conciliato con le esigenze di crescita economica.
Nel corso delle negoziazioni con le istituzioni europee, l’Italia potrà far valere le difficoltà economiche che affliggono anche altri Stati membri, come la Germania e la Francia.
Il risanamento della finanza pubblica in Francia
Il ministro del Bilancio del Paese, Laurent Saint-Martin, ha definito la situazione dei conti pubblici “grave”, con il deficit pubblico francese che potrebbe superare il 6% del Pil nel 2024 (invece del 5,1% previsto all’inizio).
Il piano di bilancio, che sarà presentato all’Assemblea nazionale all’inizio di ottobre, punterà su tagli della spesa e aumenti della pressione fiscale, con l’obiettivo di ridurre il deficit da livelli elevati e mantenere “un minimo di credibilità fiscale con l’Ue e i mercati”.
Il governo francese ha ottenuto un’importante proroga per presentare a Bruxelles il suo piano pluriennale di bilancio, posticipando la scadenza al 31 ottobre (la data prevista inizialmente per i Paesi europei era il 20 settembre).
Parigi si trova a dover affrontare una sfida molto complessa per far fronte a un debito pubblico che ha ormai superato il 110% in rapporto al Pil, attestandosi su oltre 3mila miliardi di euro in valore assoluto.
La crisi in Germania
Gli istituti economici tedeschi hanno ridotto le previsioni di crescita per la Germania, stimando ora una contrazione dello 0,1% del Pil per il 2024, con una lieve crescita dello 0,8% per l’anno prossimo. Una revisione al ribasso che si lega a diversi fattori, tra cui la digitalizzazione e la concorrenza con le aziende cinesi:
“La decarbonizzazione, la digitalizzazione e il cambiamento demografico – insieme alla maggiore concorrenza con le aziende cinesi – hanno innescato processi di aggiustamento strutturale che stanno smorzando le prospettive di crescita a lungo termine dell’economia tedesca”, ha affermato Geraldine Dany-Knedlik, responsabile delle previsioni e della politica economica presso l’Istituto tedesco per la ricerca economica (Diw di Berlino). Nonostante la bassa crescita, il debito pubblico tedesco rimane relativamente contenuto, attestandosi al 63,6% del Pil.
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