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Grosseto. Probabilmente una sola festa per i nonni non basta. Quando vanno in pensione, infatti, per loro spesso si tratta solo di un cambio di lavoro. L’esercito dei pensionati viene spesso impegnato in lavori di baby sitting quotidiano per i nipoti.
Per non parlare di quando, sempre i nonni, aiutano altri parenti con figli o nipoti non autosufficienti. «Dove non arriva il welfare arrivano i nonni – dichiara Erio Giovannelli, segretario dello Spi Cgil Grosseto -. Sono circa 3 milioni i pensionati che in famiglia hanno una persona non autosufficiente a proprio carico».
E dove non possono fisicamente, arrivano finanziariamente. «Credo sia noto a tutti che sulla pensione dei nonni spesso confidano intere famiglie – dichiara Giovannelli –. Anche per questo la cifra della cosiddetta “minima”, di poco superiore a 600 euro al mese, preoccupa non da ora per l’intera tenuta sociale».
Sempre più pensionati. Nel 2050 il 36% della popolazione italiana sarà over65
L’edizione 2024 del report “Noi Italia” dell’Istat fotografa un numero di pensionati in aumento. I dati riportati sono ancora quelli del 2021 e il tasso di pensionamento (rapporto tra numero pensioni e popolazione al 31 dicembre dello stesso anno) è 37,9%, in crescita rispetto agli anni precedenti.
I dati demografici consegnano l’Italia alla schiera dei Paesi in progressivo invecchiamento. Quelli ripresi e divulgati dall’Istituto superiore di sanità sono chiari. «Negli ultimi 50 anni l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati – dichiara Giovannelli -, si stima che nel 2050 chi avrà almeno 65 anni rappresenterà quasi il 36% della popolazione totale. Allo stesso tempo l’attesa di vita media attesa si porterà a 82,5 anni: 79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne».
«Citando il rapporto Iss – dichiara Giovannelli – “Per affrontare la sfida dell’invecchiamento della popolazione – dice è necessario che la risposta tecnico-organizzativa del sistema sociale e sanitario si adegui tempestivamente ai mutamenti in corso e alle nuove esigenze”».
«Considerazione giustissima. Che probabilmente, aggiungo io – chiosa il segretario Spi –, la riforma delle pensioni proposta dal Governo Meloni non sta prendendo molto in considerazione».
“La strada intrapresa da Governo Meloni non è quella giusta”
«Con la spesa pensionistica in crescita e le nascite di tendenza opposta, in 10 anni l’Italia ha perso 1,8 milioni di lavoratori – dichiara Giovannelli –, meno lavoratori significa più rischio di non riuscire a pagare le pensioni. Ma incentivare la permanenza al lavoro di chi in pensione potrebbe andarci è anche una scommessa sulla salute, sulle sicurezza e sul futuro di intere generazioni».
«Non dico questo perché sfruttando l’incentivo a rimanere sul lavoro, un nonno non lo lascerebbe e quindi non farebbe il baby-sitter o l’assistente – continua Giovanneli -, lo dico perché premiando il suo non pensionamento, probabilmente non si agevolerebbero nuove assunzioni. Non si premierebbe proprio quel nipote che tanto ama».
Nel documento di bilancio stilato dal Governo, si legge che l’allungamento della vita lavorativa costituisce una necessità. Nello specifico del pubblico impiego precisa che “si prevede di rivedere e superare l’obbligatorietà di ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici definendo soluzioni che consentano un allungamento della vita lavorativa, permettendo alla Pubblica Amministrazione di trattenere le risorse ad elevato know-how e di conseguire un efficace passaggio di consegne.”
«Il passaggio di consegne è fondamentale anche nel privato – conclude Giovannelli – e, indipendentemente dal settore, non può essere fatto prima, senza dare bonus per non andare in pensione? Crediamo che per le pensioni sia necessario puntare più sui giovani e sull’innalzamento dei salari. Ci sono lavoratori esausti che ultimamente si sono visti allontanare il traguardo della pensione, offrire loro un bonus per rimanere al lavoro probabilmente è la strada sbagliata per risolvere il problema».
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