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Il Tar del Lazio, nella sentenza n. 16815 del 27 settembre 2024, si esprime sulla legittimità di una Scia, respingendo un ricorso per l’annullamento dell’ordinanza di demolizione di opere e ripristino stato dei luoghi, in relazione all’ampliamento del varco carrabile di accesso al terreno, previa sostituzione del cancello preesistente con un cancello scorrevole di metallo, e alla contestuale realizzazione di due muri in blocchi di cemento posti alle due estremità del varco carrabile.
Demolizione di opere con Scia: il caso
Secondo la ricorrente, il Comune avrebbe illegittimamente adottato l’ordinanza di demolizione e ripristino in luogo della comunicazione di sospensione lavori, poiché le opere contestate erano state già riportate in una segnalazione inizio attività (Scia). Quindi, il verbale di accertamento della violazione amministrativa doveva essere annullato. Il motivo è stato giudicato inammissibile in quanto il verbale non presenta carattere provvedimentale ma ha una funzione meramente ricognitiva riguardo agli abusi, rinviando a un atto successivo per la determinazione della sanzione pecuniaria. Inoltre, l’opera in questione era inequivocabilmente terminata al momento dei sopralluoghi da cui sono scaturiti l’ordinanza di demolizione e il verbale, sicché il Comune non poteva ingiungere la sospensione di lavori ormai finiti.
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La ricorrente sosteneva inoltre che la realizzazione dei due muri, contestata dall’ordinanza di demolizione impugnata, rientra nelle attività di edilizia libera e che, in ogni caso, si tratterebbe di intervento non sanzionabile con l’ordine di demolizione/ripristino ex art. 31, D.P.R. n. 380/2001, in quanto non richiedente il permesso di costruire.
L’irricevibilità del ricorso per tardività
Questo motivo è stato ritenuto irricevibile, tenendo presenti i termini previsti per i ricorsi relativi a opere difformi al titolo edilizio presentato. Per quelle che richiedono le segnalazioni di inizio attività, l’amministrazione, ha 30 giorni a disposizione per eventuali accertamenti, e in caso di difformità può sospendere i lavori in corso o intervenire legittimamente con ordinanza di demolizione se i lavori sono da ritenersi conclusi. L’interessato ha, a sua volta, 60 giorni per la presentazione di un ricorso.
Tale ultimo termine era irrimediabilmente spirato al momento della notifica del ricorso. Escluso l’errore scusabile, avendo la ricorrente provveduto a ritirare personalmente la notifica dell’ordinanza ed essendo, dunque, nella condizione di poter agevolmente calcolare il termine per l’instaurazione del giudizio, il Tar ha dichiarato il ricorso in parte irricevibile per tardività e, per la restante parte, inammissibile.
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