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Roma, 17 ott. (Adnkronos) – Con oltre 60.000 mila presenze, più di 100 location iconiche coinvolte e oltre 200 tra artisti, musicisti e creativi, grazie al supporto di Roma Capitale e del Municipio Roma I, torna dal 17 al 20 ottobre il festival che apre i luoghi storici della città a contenuti inediti e contemporanei. Performance itineranti per i vicoli, concerti segreti nelle piazze e nelle antiche botteghe del centro, cortili dei palazzi storici visitabili, installazioni, arte pubblica, workshop e open studios di artisti ed artigiani. Sono alcuni degli eventi previsti da oggi al 20 ottobre 2024 da ‘Romadiffusa’, il primo festival culturale itinerante che intende modificare la narrazione della capitale valorizzandone gli elementi più autentici con un palinsesto di contenuti inediti e contemporanei e con il coinvolgimento di realtà innovative, artisti, musicisti e giovani designer chiamati ad animare sia luoghi iconici sia location del centro storico sconosciute ai più.

Il festival prevede un ricco palinsesto di eventi aperti a tutti, alcuni su prenotazione, che mescolano discipline diverse in contesti inaspettati, pubblici e privati, spaziando dalle arti visive alla letteratura, dalla musica al cibo, dai workshop di artigianato, dal teatro alla danza. Tra le aperture speciali, spiccano: un live di musica sperimentale e performance nei cortili di Sant’Ivo alla Sapienza e di Palazzo Antonelli, il concerto dei Mnnqns a Palazzo Altemps, una stand up comedy di mattina in un forno, un live di elettronica tra i volumi antichi della Biblioteca Vallicelliana, una performance in un’antica litografia, reading di poesie nelle osterie, workshop di flower design, incisione e pittura.

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Altri eventi particolari sono le installazioni oniriche di design firmate da Cargo Collection nella cornice di Palazzo Nardini, uno dei luoghi più interessanti dell’ansa Barocca. All’interno di uno splendido cortile rinascimentale la casa editrice di Ginevra Savelli, specializzata in edizioni d’arte, ospita la scultura “Giravolte” dell’artista Alix Boillot, realizzata dalla fusione delle monete raccolte nella fontana di Trevi come un ex-voto collettivo, composto di soli desideri.

Le artiste Giulia Mangoni, Tura Oliveira e Valentina Sciarra realizzano tre opere site specific ispirate ai simboli e alla storia dei tre Rioni dell’Ansa Barocca, un progetto di arte pubblica che esplora l’identità dei luoghi attraverso il linguaggio dell’arazzo, fortemente materico e di impatto. E ancora Valentina D’Angelo, batterista e performer, entrerà letteralmente nella fontana di Campo de’ Fiori, sfidando per pochi istanti la quiete dell’acqua. Il moto dell’acqua si fonde al ritmo della batteria come in rituale ancestrale e contemporaneo allo stesso tempo. O la mostra di Patrizia Bonanzinga, celebre fotografa e matematica, che indaga il tema del viaggio: da un lato il reportage del viaggio in territori sensibili con l’intento di raccontare storie; dall’altro la relazione tra fotografia e realtà, dove le immagini sono tagliate e rimontate.

Ideato e realizzato da Maddalena Salerno e Sara D’Agati, giovani founders dall’agenzia creativa Bla Studio, il progetto nasce per raccontare la capitale contemporanea, accendendo i riflettori ogni anno su una diversa area della città, trasformandola per 4 giorni, in uno spazio creativo e attivo, dove contenuti inediti e moderni, incontrano location storiche e tradizionali. “Ogni edizione costruiamo una mappatura dell’area, andando letteralmente porta a porta alla ricerca dei luoghi e delle realtà più autentiche ed interessanti”, spiegano le founders, “allo stesso tempo, lanciamo call for content e facciamo ricerca per coinvolgere artisti, musicisti, performer e realtà creative, immaginando con loro contenuti site-specific. Infine, realizziamo una sorta di tetris tra luoghi storici ed iconici della città e contenuti contemporanei, inediti, originali”.

“Roma città eterna odierna” è il claim del progetto, che nasce con lo scopo di modificare la percezione di Roma come “museo a cielo aperto” ancorata soltanto ad un passato grandioso. “Roma fa fatica ad esprimere festival e manifestazioni culturali contemporanee di livello internazionale, al pari delle altre grandi capitali europee e globali”, spiega Sara D’Agati. “Molto viene attribuito alle carenze infrastrutturali e alla complessità della città – prosegue – Noi crediamo sia dovuto, piuttosto, all’assenza di un dialogo strutturato tra il settore pubblico e quello privato, e all’incapacità delle realtà creative e dinamiche sul territorio, di fare rete tra loro per costruire progetti su scala più ampia. Noi agiamo su entrambi i fronti, da un lato portiamo i privati ad investire sul territorio, facendo da ponte tra questi e le istituzioni, dall’altro ci poniamo come contenitore all’interno del quale le realtà culturali virtuose possano emergere ed ibridarsi”.

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Dopo il successo delle prime due edizioni, con il patrocinio e la coprogettazione dell’assessorato alla Cultura del Municipio I Roma Centro, nella persona di Giulia Silvia Ghia, si è deciso che ‘Romadiffusa’ manterrà ogni anno la sua edizione flagship in ottobre in centro storico, appuntamento fisso per romani e turisti, per poi allargarsi, in primavera, agli altri quartieri e (spoiler) ad altre città. Le prossime tappe del festival vedranno infatti coinvolte Milano e Firenze. La decisione di mantenere l’edizione annuale in centro storico, preso d’assalto dai turisti e soggetto a un crescente svuotamento da parte dei residenti in favore di affitti brevi e alla proliferazione di attività commerciali anonime e standardizzate, a danno delle piccole realtà più autentiche (artigiani, piccole librerie, alimentari) risponde quindi ad una serie di esigenze: la volontà di costruire una manifestazione di respiro internazionale che non soltanto riporti i romani in centro, ma attiri un pubblico nazionale ed internazionale a Roma, interessato alle manifestazioni culturali contemporanee della città, che si fermi più a lungo generando valore.

La volontà, infine, di tutelare le piccole realtà autentiche. “L’idea di ripetere ogni anno l’edizione in centro storico – spiega Maddalena Salerno – nasce per contrastare l’over tourism e lo svuotamento delle città d’arte, e mantenere vive le botteghe artigianali più autentiche, i luoghi di cultura, ma anche le nuove realtà creative e indipendenti. E’ essenziale far dialogare il pubblico e il privato per produrre cultura, ma è giusto anche tutelare l’unicità di Roma e non far sì che diventi la nuova città-vetrina al pari delle città-marketing come Milano. Roma è caotica, è respingente, è maldestra e il fatto che mantenga intatta la sua essenza è qualcosa da preservare è da tenere conto nella costruzione di un nuovo modello. Vogliamo dimostrare che anche se una città è ricca di storie, e di strati, può trovare il suo posto nella contemporaneità e lo può fare in maniera più sorprendente e scenografica di chiunque altro”.

Patrocinato e supportato dal Comune di Roma e dal Municipio Roma I Centro, le istituzioni hanno riconosciuto la centralità del progetto nell’accendere i riflettori sul patrimonio culturale contemporaneo della città e sui potenti effetti dell’ibridazione tra le realtà storiche autentiche del territorio e la comunità creativa di oggi.

“Abbiamo riconosciuto da subito in ‘Romadiffusa’ un importante strumento di innovazione sociale, di rigenerazione urbana 2.0”, spiega Lorenzo Marinone, delegato del sindaco alle Politiche Giovanili aggiungendo che “il nostro obiettivo è dare continuità a iniziative che sono in grado, come ha dimostrato ‘Romadiffusa’ nella precedente edizione, di interagire con la città e i suoi cittadini e suggerirne un nuovo volto e nuova fruizione. Vogliamo alimentare la spinta propulsiva di una creatività progettuale contagiosa che nasce da due giovanissime nel segno di un’intuizione Roma città odierna. Siamo per questo molto felici di esserci per il secondo anno consecutivo”.

“Abbiamo creduto da subito e fortemente in questo progetto, che per il secondo anno prende il via sempre attraverso la co-progettazione,” spiega l’assessora alla Cultura, allo Sport e alle Politiche giovanili, Giulia Silvia Ghia. “Quest’anno abbiamo anche destinato dei fondi al festival. Abbiamo bisogno di riappropriarci dei luoghi come cittadini e cittadine, ridarne un senso, e questo vale soprattutto per le giovani generazioni di romani e romane – continua – Un festival diffuso per conoscere la città autentica, viva e sotto un’altra luce rispetto alla versione ‘tutto solo per turisti’ può dare impulso ad una diversa consapevolezza degli spazi pubblici e dunque, ad un maggior rispetto e cura da parte di tutti”.

Il Festival, che si tiene periodicamente in un diverso quartiere della città, ha già catturato l’attenzione del pubblico con quasi tutti i workshop sold out a pochi giorni dall’uscita del programma, prevede un ricco palinsesto di eventi aperti a tutti, alcuni su prenotazione, che mescolano discipline diverse in contesti inaspettati, pubblici e privati, spaziando dalle arti visive alla letteratura, dalla musica al cibo, dai workshop di artigianato, dal teatro alla danza.



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