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Grazie al lavoro congiunto del Commissario per le bonifiche Vito Uricchio, dell’Arpa Puglia, dell’Ispra e della Guardia Costiera, il porto di Taranto potrà presto godere di un’area decontaminata. Questo risultato rappresenta una svolta importante, frutto di un complesso processo di deperimetrazione che permetterà di ridisegnare i confini del Sin. I nuovi limiti saranno formalizzati entro la fine dell’anno con un decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase).
L’ampliamento del porto offrirà nuove opportunità industriali, consentendo di destinare aree precedentemente inaccessibili a settori come la cantieristica e l’eolico offshore. Questo potrebbe stimolare un significativo sviluppo economico, trasformando il porto di Taranto in un hub strategico per le energie rinnovabili e altre attività produttive.
Tuttavia, le bonifiche del Sin restano un nodo critico. Nonostante una dotazione di 52 milioni di euro stanziata per gli interventi, questi fondi si rivelano insufficienti per coprire le necessità di risanamento dell’area. Inoltre, manca ancora una struttura operativa adeguata per gestire il processo, un problema che il Commissario Uricchio segnala da oltre sette mesi. La mancanza di progressi in questo ambito frena ulteriormente gli interventi, aggravando la situazione ambientale e ritardando la riqualificazione completa dell’area.
Una delle categorie più colpite da questo stallo è quella dei mitilicoltori, che da anni chiedono la bonifica del primo seno del Mar Piccolo, dove vengono allevate le cozze. La moria delle cozze durante i mesi estivi, aggravata dall’aumento delle temperature, è una preoccupazione costante per questo settore vitale dell’economia ionica. L’assenza di bonifiche adeguate rischia di compromettere la sostenibilità di questa attività tradizionale.
In attesa che le bonifiche vengano completate, saranno necessarie strategie alternative per tutelare il settore mitilicolo e altre attività economiche collegate. La scienza potrebbe fornire soluzioni innovative, come nuove tecniche di allevamento o la gestione più sostenibile degli ecosistemi marini, per mitigare gli effetti delle alte temperature e garantire la sopravvivenza della mitilicoltura.
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