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Affitti brevi, arriva la proroga a gennaio 2025 per la richiesta del Cin #adessonews

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Dal Ministero del Turismo arriva ufficialmente la proroga per la richiesta del Cin relativo agli affitti brevi e turistici.
Per garantire una transizione più efficace e supportare le imprese nel passaggio alle nuove disposizioni, il ministero ha prorogato i termini per l’adeguamento fino a gennaio 2025, anche al fine di evitare di incorre in sanzioni come previsto dalla riforma. Ancora una volta questo Governo porta avanti le proprie azioni ascoltando il settore e venendo incontro alle sue esigenze”, fa sapere in una nota il Ministro del Turismo Daniela Santanchè in riferimento alla proroga del termine per munirsi del Cin spostata al 1° gennaio 2025.

Due mesi in più per richiedere il Cin

Chi gestisce affitti brevi e turistici avrà quindi due mesi di tempo in più: inizialmente la data ultima per richiedere il Cin era prevista per il 2 novembre e si concedevano due mesi in più solo a coloro che erano già in possesso di un codice regionale e provinciale. Ora la scadenza del 1° gennaio 2025 è unica e vale per tutti, e le sanzioni si applicheranno dal 2 gennaio 2025.

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“L’uniformità del termine consente, inoltre, di agevolare le attività proprie dei gestori dei portali telematici, anche nell’ottica di un coordinamento, sin da ora, con le previsioni del recente Regolamento (UE) 2024/1028 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 aprile 2024 relativo alla raccolta e alla condivisione dei dati riguardanti i servizi di locazione di alloggi a breve termine” specifica il Ministero.

Le proteste e le richieste di proroga

Più della metà delle strutture italiane registrate non ha ancora ottenuto il Codice Identificativo Nazionale (Cin) per gli affitti brevi e con la scadenza vicina si rischia di compromettere l’operatività delle strutture ricettive, soprattutto di quelle piccole a conduzione familiare.

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A denunciarlo è stata la piattaforma Bed-and-breakfast.it, che ha citato i dati pubblicati dal ministero del Turismo e ha ribadito che serve una proroga urgente fino a marzo, per permettere a tutti di adeguarsi senza subire penalizzazioni, altrimenti si rischia di compromettere l’ospitalità in Italia.
Proroga chiesta anche da Confedilizia, che ha suggerito di rimandare l’obbligo ai primi di gennaio per cercare di rispettare tutti gli adempimenti previsti dalla normativa.

Solo la metà delle strutture ha ottenuto il Cin

Secondo i dati del Ministero del Turismo, a distanza di tre mesi di test e quasi due di applicazione ufficiale delle nuove norme per gli affitti brevi, solo il 49,94% delle strutture registrate ha ottenuto il Codice Identificativo Nazionale. Nel dettaglio, nei primi 45 giorni sono stati solo 267.835 i Cin rilasciati a fronte di 534.625 strutture registratesi nella Banca dati delle strutture ricettive (Bdsr), la piattaforma sulla quale deve obbligatoriamente iscriversi chi vuol mettere in affitto la propria casa per brevi periodi, inserendo tutte le informazioni catastali e le certificazioni sugli impianti a norma.

Semplificazione e trasparenza

La proroga è stata richiesta da più parti per consentire alle strutture di adeguarsi senza subire penalizzazioni, considerando che le strutture sono già legalmente registrate a livello regionale e possiedono già codici fiscali o partite Iva.

Il Cin rappresenta dunque un passaggio aggiuntivo, e per questo non dovrebbe rappresentare un ostacolo ma piuttosto prevedere procedure più semplici, istruzioni più chiare da parte delle regioni e un miglior coordinamento con il sito del ministero del Turismo.

“È paradossale che l’attività di accoglienza, che spesso si svolge in modo spontaneo e familiare, sia diventata così complessa a causa di un eccesso di burocrazia. Le piccole strutture, gestite da privati che non dispongono delle risorse per affrontare l’onere amministrativo, rischiano di essere soffocate da un sistema troppo complicato. È urgente semplificare, altrimenti rischiamo di compromettere l’ospitalità in Italia”, aveva ribadito Giambattista Scivoletto, founder di Bed-and-breakfast.it.

Il sito del Mitur, ad esempio, dovrebbe indicare con maggiore trasparenza che non è possibile registrare una nuova struttura direttamente nella Banca Dati Nazionale: è prima necessario ottenere il Codice Identificativo Regionale (Cir) attraverso i database regionali. Centralizzare il processo in un’unica piattaforma che consenta di ottenere sia il Cir che il Cin potrebbe fornire una soluzione pratica per gli operatori del settore.

Come ottenere il Cin per gli affitti brevi

Secondo quanto previsto dalle nuove normative vigenti, tutti i titolari o gestori di strutture ricettive (siano esse alberghiere o extralberghiere) e di unità destinate a locazioni turistiche o brevi, sono tenute a richiedere il Cin. Sono obbligati a farlo anche coloro che sono già in possesso di un codice regionale o provinciale.

La procedura per richiedere il nuovo Codice identificativo unico nazionale si svolge interamente online, presso la banca dati delle strutture ricettive del ministero del Turismo (Bdsr):

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  • Chi ha già un codice provinciale o regionale, deve semplicemente presentare domanda per sostituirlo con un Cin o rendere il codice da locale a nazionale
  • Chi non è in possesso di nessun tipo di codice locale, sia esso provinciale o regionale, deve accedere alla Bdsr con identità digitale (Spid o Cie), dove troverà sul proprio profilo l’attività intestatagli. Da qui potrà subito fare richiesta.

Il titolare dovrà anche autocertificare che l’appartamento sia in regola e che non siano stati fatti cambiamenti rispetto alla piantina catastale. Sulla regolarità degli immobili ci sono le verifiche della Polizia locale.

Cosa rischia chi non espone il Cin

Il mancato rispetto degli obblighi di legge sul Cin espongono il proprietario dell’immobile al rischio di pesanti sanzioni:

  • dagli 800 agli 8mila euro per chi non possiede il codice
  • tra i 500 e i 5mila euro per chi lo ha, ma non lo espone correttamente.

E ancora:

  • l’assenza dei dispositivi per la rilevazione di gas, monossido di carbonio ed estintori fa scattare un’ammenda tra i 600 e 6mila euro;
  • il mancato rispetto degli obblighi di sicurezza fa scattare sanzioni nazionali o comunali;
  • chi affitta più di quattro immobili senza dichiarare l’attività di tipo imprenditoriale può ricevere una sanzione che va dai 2mila ai 10mila euro.





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