diGiulio Gori
Con l’aumento dell’anno scorso, Palazzo Vecchio calcola 77 milioni di incasso. Solo Roma fa di più
La tassa di soggiorno dovrebbe portare nelle casse del Comune di Firenze ben 77 milioni di euro in un anno. È questa la proiezione che Palazzo Vecchio ha fatto per il 2024 sulle entrate derivanti dall’imposta destinata ai turisti. Un balzo in avanti notevole rispetto al 2023, quando l’incasso si era fermato a circa 69 milioni di euro, con un aumento stimato tra l’11 e il 12%. Decisivo il contributo dei primi tre mesi del 2024, tenuto conto che tra gennaio e marzo dello scorso anno le entrate erano state decisamente minori visto che l’aumento della tassa era scattato solo il primo aprile 2023.
Firenze, applicando le nuove norme, è passata ad esempio a incassare 8 euro a notte dall’ospite di un hotel 5 stelle (in precedenza erano 5 euro) e 5,50 a notte dal turista nell’airbnb (prima erano 4 euro). Il risultato è che i 69 milioni di entrate del 2023 la pongono al secondo posto in Italia, dietro soltanto a Roma, nella classifica stilata dal Sole 24 Ore dei Comuni che guadagnano di più dall’imposta di soggiorno: davanti persino a Milano (terza con 62 milioni, malgrado sia quasi il quadruplo di Firenze) e staccando nettamente Venezia (38 milioni) e Napoli (17 milioni).
Cosa fare di questo bel gruzzolo di risorse? Le norme nazionali che hanno portato anche Firenze a poterla reintrodurre dal 2011 vincolano lo sfruttamento dell’imposta di soggiorno a finanziare e migliorare i servizi destinati agli stessi turisti. Ma già dagli anni scorsi Palazzo Vecchio aveva dato un’interpretazione delle regole un po’ più ampia ma allo stesso tempo difficilmente attaccabile, aprendo all’uso della tassa per finanziare la pulizia delle strade, sporcate dagli stessi turisti, e il trasporto pubblico visti i tanti visitatori che usano tram e bus.
Durante la campagna elettorale della scorsa primavera Sara Funaro, candidata Pd alla sua successione, poi eletta sindaca, era andata oltre e aveva avanzato la volontà di allargare ulteriormente i confini dell’utilizzo dei proventi dell’imposta. Sia per sostenere le associazioni culturali, sia per le spese sulla gestione dei rifiuti, ma anche «per restituire ai fiorentini (…) migliori servizi e minor costi», come aveva scritto nel suo programma elettorale «Firenze al plurale».
Così, al primo bilancio della nuova amministrazione, i segnali della novità già si intravedono: rispetto a un anno fa, tutte le voci di spesa sono state lievemente aumentate, in considerazione del maggior gettito previsto, tranne una — la più piccola — che è stata azzerata, ovvero i 277 mila euro di «contributi a istituzioni operanti nel campo della moda e del turismo». Di contro, l’aumento più rilevante — passando da poco più di 31 milioni a oltre 35 milioni e mezzo di euro — riguarda gli «oneri di gestione del trasporto pubblico locale e spese accessorie». Quasi 4 milioni e 400 mila euro di aumento, pari a un più 14%. Il segnale della volontà di usare sempre di più i ricavi derivanti dai pernottamenti dei turisti in un settore di spesa che turistico è ma riguarda anche la vita dei fiorentini.
Un punto, tuttavia, che rischia di collidere con le intenzioni della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che sembra al contrario orientata a restringere il più possibile il campo di applicazione della tassa di soggiorno a servizi che siano più propriamente legati alla promozione turistica. Non è del resto l’unico punto di tensione tra Palazzo Vecchio e il ministero: se Santanchè ad esempio vorrebbe calcolare l’ammontare della tassa all’effettiva spesa per il pernottamento, Funaro chiede invece che resti vincolato alle stelle dell’hotel, in modo da semplificare — e di molto — il lavoro di rendicontazione degli uffici comunali.
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