L’ad di Helion, David Kirtley, si è difeso affermando che il loro obiettivo non è pubblicare paper, ma riuscire a costruire un reattore a fusione: “Quando abbiamo fondato Helion, il nostro obiettivo non era dimostrare nuove fisiche interessanti”, ha spiegato Kirtley a Bloomberg. “Impariamo di più costruendo rapidamento di quanto sarebbe mai possibile fare attraverso simulazioni e calcoli preliminari”. Nemmeno i dipendenti della startup sembrano però essere convinti: nei messaggi e in altre comunicazioni visionate sempre da Bloomberg, i dipendenti di Helion hanno espresso frustrazione per i progressi dell’azienda e scetticismo sul fatto che l’ultimo prototipo, chiamato Polaris, possa davvero essere operativo entro la scadenza prevista (fine 2024).
Considerato quante volte, nella storia recente e non solo, le promesse enormemente ambiziose delle startup della Silicon Valley si sono rivelate soprattutto uno strumento per attirare investimenti, è lecito avere molti dubbi sul fatto che Helion possa arrivare per tempo là dove nessuno scienziato nucleare si è ancora avventurato.
Ma cosa guida Sam?
E se dietro gli investimenti di Sam Altman ci fossero motivazioni completamente slegate alla sostenibilità? Per rispondere a questa domanda, bisogna osservare da vicino, come ha recentemente fatto un’inchiesta di Fast Company, il suo secondo investimento nel settore, quello in Oklo, il cui obiettivo è creare un nuovo tipo di reattore nucleare estremamente efficiente.
Facciamo prima un passo indietro: tra le altre cose, Altman è a capo di un famoso incubatore di startup chiamato Y Combinator. Questa posizione gli ha dato la possibilità, nel lontano 2013, di entrare in contatto con Oklo e di investire in essa prima di ogni altro. Altman è rapidamente diventato presidente di Oklo e, nel 2021, quando ancora non aveva prodotto nessun ricavo, ha capito che sarebbe comunque stato possibile sfruttare Oklo per guadagnare un bel po’ di soldi. Altman ha creato una cosiddetta Spac, sigla finanziaria che in italiano significa “società di acquisizione per scopi speciali”.
Le Spac sono anche soprannominate “assegni in bianco”, perché vendono azioni al pubblico prima ancora di svolgere una qualunque attività. Gli investitori che acquistano azioni danno quindi alla Spac un assegno in bianco, che verrà utilizzato per acquistare l’azienda che si ritiene più valida. In poche parole, è un atto di fede speculativo.
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