L’intelligenza artificiale ha bisogno di dati e informazioni affidabili per essere realmente utile. Chi li possiede ha un grande vantaggio competitivo sulla concorrenza e la possibilità di sfruttare appieno le sue potenzialità, soprattutto di quella generativa. Nel settore legale chi si trova in questa posizione privilegiata è Wolters Kluwer, la società globale di origini olandesi che possiede una ricchissima biblioteca che va da Cedam a Utet giuridica, passando per Ipsoa e altri contenuti d’autore. E non è un caso che l’azienda guidata in Italia da Giulietta Lemmi abbia da tempo puntato sul machine learning, da ben prima che ChatGpt si guadagnasse le prime pagine dei giornali. Dall’analisi dei casi già andati a sentenza è infatti possibile individuare una strategia legale, così come è possibile automatizzare molti aspetti della contrattualistica.
“Abbiamo lanciato numerose applicazioni Ai-based sul mercato internazionale, una delle prime è stata quella per la gestione delle spese per il settore legale – spiega Giulietta Lemmi, ceo di Wolters Kluwer Italia – Semplificare il processo di revisione delle fatture utilizzando l’Ai ha rappresentato un supporto fondamentale ai professionisti, contribuendo così a ridurre i costi in termini di tempo ed efficienza e a garantire la compliance con le linee guida di fatturazione. L’integrazione dell’Ai è fondamentale anche in ambito contrattuale. Le organizzazioni hanno necessità di gestire contratti day-by-day, monitorandone sia le clausole che le scadenze; i sistemi che supportano questa analisi permettono di controllare un grande volume di dati e di documenti, sia a livello commerciale che normativo, verificandone i termini e la compliance con le policy aziendali”.
Anche in Italia Wolters Kluwer, che a livello globale vanta un fatturato di 5,6 miliardi di euro (2023) e 21.400 dipendenti, è in una fase avanzata della sperimentazione di sistemi che integrano l’intelligenza artificiale generativa con le soluzioni di digital information e software. L’Ai è per esempio integrata nelle applicazioni di search intelligence che sfruttano il suo patrimonio contenutistico informativo per generare risposte, bozze di documenti, pareri e contratti. Sono state inoltre messe a punto soluzioni che impiegano il natural language processing (Nlp) nella ricerca giurisprudenziale che, combinato con funzioni analitiche che prendono in esame le parti, l’oggetto e l’esito di cause precedenti, è in grado di fornire una rappresentazione statistica utile ad un’analisi predittiva e impostare una strategia. Nei software per il settore legale, infine, Wolters Kluwer impiega l’intelligenza artificiale generativa per creare assistenti virtuali per la compilazione degli adempimenti successivi alla stipula dell’atto, le comunicazioni con i clienti e gli enti, oltre che per la stesura e revisione dei documenti.
“Abbiamo accelerato gli investimenti nelle applicazioni che utilizzano l’Ai anche per quei sistemi volti a migliorare l’efficienza, aumentare la produttività e ottimizzare i processi interni – dice Lemmi – Durante tutto il processo di lavoro, i professionisti possono intervenire cancellando, modificando e poi accettando il risultato”.
Questi progetti vanno di pari passo con la crescente domanda da parte degli studi legali e dei dipartimenti legali delle aziende. “Se fino a qualche anno fa registravamo un grande interesse per le soluzioni di intelligenza artificiale, adesso siamo entrati nella fase di effettivo utilizzo – prosegue Lemmi – E questo ci sta portando a confrontarci con le implicazioni della tecnologia applicata alla giurisprudenza. Se da un lato ci sono i vantaggi, che sono enormi, dall’altra ci sono anche i rischi, a partire dall’utilizzo irresponsabile dell’intelligenza artificiale. Un po’ di tempo fa, per esempio, ha fatto notizia negli Stati Uniti un documento creato dall’Ai che faceva riferimento a sentenze inventate. Proprio per questo motivo abbiamo sottoscritto un documento condiviso a livello globale, il Responsible Ai principles, che regola concetti come privacy, sicurezza, trasparenza e chiarezza, governance e responsabilità, equità e inclusione”.
Wolters Kluwer ha anche creato alcuni team interni che, insieme a panel a cui partecipano clienti ed esperti esterni, hanno l’obiettivo di testare e verificare l’accuratezza delle applicazioni sviluppate. “I temi sui quali bisogna porre attenzione sono tanti. Non solo la tecnologia e la sua implementazione, ma anche la sicurezza e la protezione dei dati, i nuovi modelli di business, la tutela del diritto d’autore, aspetto per noi fondamentale, la revisione contrattuale con gli autori per l’utilizzo dei contenuti stessi in fase di addestramento degli algoritmi, i nuovi modelli di costo, la definizione dei processi di controllo e di supervisione umana e la diffusione della cultura – conclude Lemmi – Una tecnologia così pervasiva come l’intelligenza artificiale richiede indubbiamente una governance olistic”.
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