Mai come oggi si avverte il desiderio di personalizzare tutto ciò che ci appartiene: bisogna differenziarsi, distinguersi, comunicare la propria personalità. E subito dopo gli abiti, vengono le auto. In televisione sono una fonte di ispirazione programmi come
Fast N’ Loud, dove il titolare del Gas Monkeys Garage percorre in lungo e in largo le strade del Texas, in cerca di auto d’epoca da restaurare, o come Il garage delle meraviglie, che racconta le giornate di chi riporta all’antico splendore auto da collezione di tutti i tipi, dalle Corvette alle mitiche Eldorado. Per definire la tendenza si parla di «Restomod», neologismo nato dalla fusione delle parole restore e modern, che indica modelli classici restaurati utilizzando tecnologie moderne. Un riferimento in questo campo è Ruote da sogno, uno showroom di oltre 10 mila metri quadrati a Reggio Emilia, nel cuore della Motor Valley, dove vengono proposte in vendita auto e moto di ogni epoca e marchio.
«I modelli da collezione rappresentano anche un investimento», si legge nel sito di Ruote da sogno. «Analizzando i dati delle aste dei modelli più rivalutati, la Lancia Stratos nel 2022 ha subìto un aumento pari a circa il 20 per cento rispetto al 2019, raddoppiando il suo valore rispetto a quello del 2012. La Ferrari Testarossa, invece, lo scorso anno ha raddoppiato la quotazione rispetto al 2020, segnando un totale di circa +150 per cento rispetto al 2019. Sempre nel 2022, la Lancia Delta HF Integrale Evoluzione ha aumentato il suo prezzo del 40 per cento rispetto al 2020, mettendo a segno un +150 per cento rispetto al 2017 per le versioni Martini 5 e Martini 6».
Naturalmente ci sono vari modi di intendere la personalizzazione delle auto. Come spiega Riccardo Quaggio, ceo e fondatore della veneta Totem Automobili, «il termine “restomod” individua vetture reinterpretate mantenendo inalterate molte componenti originali. Le nostre vetture, al contrario, vengono riviste completamente attraverso una grandissima opera di ingegneria». Come nota Davide Cironi, fondatore del sito Drive Experience, un osservatorio privilegiato sul mondo delle auto sportive, «l’Italia è stata da sempre maestra in ricarrozzamenti e personalizzazioni, specialmente la scuola torinese ed emiliana del dopoguerra. Pensiamo ai grandi artigiani divenuti celebri come Bertone, Pininfarina, Ghia, Touring, Zagato e tanti altri. Queste aziende con i loro uomini sapevano rendere davvero speciali e uniche vetture che sono diventate leggenda in tutto il mondo».
Per venire incontro alle richieste dei più esigenti, alcune officine hanno deciso di puntare sulla specializzazione. Automobili Amos ha scelto la Lancia Delta, un’auto iconica degli anni Novanta. «La caratterizzazione principale per la prima versione che abbiamo fatto, chiamata Futurista, è estetica», spiega Eugenio Amos, fondatore, con Carlo Borromeo, di Automobili Amos. «Ci siamo chiesti come sarebbe stata questa macchina se fosse stata disegnata oggi. Agli occhi dei non esperti doveva comunque essere una Lancia Delta. Poi, visto il successo della prima, abbiamo realizzato un secondo modello, chiamato Safarista in omaggio al mondo dei rally: in questo caso c’è più tecnica che estetica, ci siamo concentrati sulla trasmissione, quindi cambio e differenziali, e il compartimento sospensioni. Il progetto della Futurista costava 350 mila euro, mentre la Safarista 570 mila. Abbiamo realizzato 21 esemplari della prima e 10 della seconda».
Totem Automobili, invece, realizza supercar in fibra di carbonio reinterpretando la linea dell’Alfa Romeo GT disegnata da Bertone. La Giulia GT è uno dei progetti italiani più belli nel mondo dell’automobile tricolore e, oserei dire, mondiale» sottolinea Riccardo Quaggio. «Ha fatto appassionare intere generazioni perché la classica collocazione motore e cambio anteriore con trazione posteriore la rendeva molto divertente da guidare. Ancora oggi molti giovani si avvicinano al mondo dell’automobilismo sognando di possederne una. D’altronde, la sua linea è senza tempo e rimarrà bella per sempre sopravvivendo al succedersi dei canoni stilistici».
Nel caso di Totem, però, è più una questione di tecnologia o di estetica? «Le due categorie si influenzano a vicenda e sono l’una funzionale all’altra» continua Quaggio. «Pur avendo introdotto soluzioni contemporanee, come l’utilizzo della stampa 3D, un powertrain full electric, o tecniche di massimizzazione delle prestazioni dei motori a combustione introdotte in F1 a partire dagli anni Ottanta, le nostre vetture si ispirano a un momento storico in cui il guidatore – o il pilota – erano gli unici interlocutori. La connessione uomo-macchina per noi è un elemento fondamentale, come negli anni Sessanta. Le nostre vetture partono da 540 mila e possono arrivare a oltre 700 mila euro. C’è anche chi ne ha comprate due: una elettrica e una a benzina». In generale, poi, i veicoli personalizzati creano nuovi sbocchi per il mercato. Come osserva Eugenio Amos, «la nostra missione è sempre stata far piacere le auto a chi generalmente non le apprezza. Per questo abbiamo creato attività di marketing e branding. E così, con il mio socio Carlo Borromeo dello Studio Borromeo & De Silva, abbiamo abbiamo avviato moltissime collaborazioni con marchi che producono occhiali, orologi, felpe, magliette, cappellini, portachiavi. Obiettivo: rendere ancora più riconoscibile il nostro prodotto».
Quello delle vetture personalizzate è una realtà variegata, che vanta un pubblico trasversale, dall’appassionato che fa elaborare una Lamborghini da mezzo milione di euro, al giovane studente che adatta un’utilitaria. Come osserva Simone Sperati, pilota di rally, «le due marche più diffuse tra le moderne sono Peugeot e Renault, perché sul mercato c’è una vasta scelta di componenti per modificare questi modelli. Un’altra macchina spesso scelta per le “rivisitazioni” è la Fiat 500 Abarth. Poi c’è l’Audi, nel settore dell’A1 e A3, così come la Bmw con la Serie 1 e 2 e le Volkswagen Golf e Polo. Invece, vetture come le “muscle car”, la categoria di cui fanno parte le Mustang, sono più di nicchia».
Per avvicinarsi al fenomeno Restomod si può partecipare, da spettatori, a un evento, come Hot Wheels Legends Tour, dedicato agli amanti dei motori e delle auto customizzate. È una manifestazione che consente di farsi un’idea su alcune tendenze. I criteri di giudizio di Hot Wheels Legends sono «authenticity, creativity and garage spirit», categorie che avvicinano sempre più queste macchine al design. È il segnale che ci si sta allontanando da un’idea di artigianato creativo? «In realtà credo si stia verificando il processo opposto» spiega Davide Cironi, giudice dell’evento. «Prima la vettura era più arte, ingegno meccanico e stile. Oggi il panorama dell’automobilismo si è molto omologato per quanto a design e genialità pura. Ormai la bellezza intorno alle quattro ruote è stata scoperta e delineata, eppure penso che sia ancora possibile stupire. Non a caso, sempre più di frequente, ci si ispira a forme e linee del passato. Per questo confido che stia per cominciare una nuova era fatta di gusto e ricerca estetica nei modelli, di intuizione e voglia di stupire».
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