Ferrara Rubavano nelle case dopo aver preso le chiavi dalle automobili parcheggiate nei centri commerciali e aver sbirciato gli indirizzi dai libretti di circolazione. Quindici i furti contestati. Per loro, due uomini arrestati dalla Polizia di Stato a fine marzo, la procura ha presentato ieri il conto: 6 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione per uno; 4 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione per l’altro. Pene alte, se si considera che gli imputati hanno scelto di farsi processare con il rito abbreviato, che prevede l’applicazione dello sconto di un terzo della pena.
La difesa, sostenuta dall’avvocato Alessandro Compagno, ha puntato invece a far crollare il processo, contestando la formazione del fascicolo. Il giudice dell’udienza preliminare si è preso una ventina di giorni per ragionarci su e ha rinviato al 19 novembre, quando potrebbe arrivare anche la sentenza.
La maggior parte dei colpi è attribuita a uno dei due imputati, mentre l’altro è accusato di aver partecipato solo a due furti. Erano diventati un incubo in città: individuavano un’auto in sosta nel parcheggio di un supermercato, un centro ricreativo, un ospedale o un ristorante; controllavano che il proprietario avesse lasciato a bordo le chiavi di casa; forzavano la portiera; leggevano sul libretto di circolazione l’indirizzo del malcapitato e, chiavi in mano, andavano a svaligiare e le case portando via oggetti preziosi, orologi e denaro.
Prima dell’arresto del marzo scorso, il principale artefice dei furti era già stato individuato e arrestato dalla Squadra mobile di Ferrara proprio un anno prima, nel periodo della raffica di furti, colto in flagranza: così ne aveva scoperto la tecnica , riuscendo a trovare una soluzione anche ad altri furti fotocopia avvenuti in quel periodo. L’uomo, 36 anni, era stato visto armeggiare attorno a un’auto nel parcheggio della Coop “Il Doro” e poi ripartire di gran carriera. I poliziotti lo avevano seguito e bloccato mentre usciva dalla casa svaligiata con la refurtiva. Si prese una condanna a 2 anni e 10 mesi.
Poi i controlli dei tabulati, del contenuto del telefonino – con le foto di varia refurtiva – pedinamenti, immagini delle telecamere hanno portato al resto.
Daniele Oppo
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