Il Black Friday 2024 non rappresenta solo un momento di sconti e acquisti, ma anche un notevole impatto sul cambiamento climatico. L’aumento della produzione, della logistica e degli acquisti impulsivi durante questa giornata contribuisce all’incremento delle emissioni globali di CO2.
Il Black Friday 2024 è alle porte. Venerdì 29 novembre i negozi italiani, sia online che fisici, seguiranno le orme della tradizione statunitense e offriranno ai propri clienti sconti a tempo e prezzi stracciati. Un’occasione d’oro per i commercianti italiani che, da quando il Black Friday è diventato di moda anche dalle nostre parti, fanno incassi da record.
Un’occasione anche per i consumatori che aspettano con ansia questo giorno per risparmiare qualche euro. Ma di sicuro il Black Friday non fa affatto bene all’ambiente. In particolare alla lotta al cambiamento climatico.
Ma cosa c’entrano gli sconti del Black Friday con il riscaldamento globale?
Gli impatti del Black Friday sul cambiamento climatico
Da tempo sappiamo che gli eventi meteo estremi legati ai cambiamenti climatici – come quello che ha colpito Valencia la scorsa settimana – sono causati dalla quantità eccessiva di anidride carbonica che noi esseri umani abbiamo cominciato a immettere nell’atmosfera a partire dalla rivoluzione industriale.
L’anidride carbonica – CO2 – viene pompata nell’atmosfera a causa dell’utilizzo di combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) per generare elettricità e per far muovere auto, camion, navi e aerei.
Eccolo qui il legame tra cambiamento climatico e Black Friday: gli sconti e la corsa agli acquisti spingono i produttori a produrre sempre più beni (e agli acquirenti a comprarne sempre di più, anche quando non servono davvero). E la maggiore produzione di beni si associa alla maggiore produzione di CO2.
Ma guardiamo più nel dettaglio tutte le conseguenze negative sui cambiamenti climatici in corso legate al Black Friday.
Dalla logistica alla tecnologia, gli effetti del Black Friday sul cambiamento climatico
Il primo e più chiaro effetto del Black Friday sull’aumento della produzione di CO2 è quello di cui abbiamo già parlato: durante il Black Friday, molte aziende aumentano la produzione per far fronte alla domanda di sconti. Questo porta a un maggiore utilizzo di risorse naturali, energia e materiali, che contribuisce a un aumento delle emissioni di CO2.
Ma a guardar bene, non si tratta di un una tantum ma di una questione culturale. Gli acquisti impulsivi e spesso non necessari legati al Black Friday promuovono una mentalità dell’usa e getta, con conseguente accumulo di rifiuti e un aumento della domanda di prodotti non durevoli.
A questo si aggiunge tutto ciò che ha a che fare con la logistica. Soprattutto per gli acquisti online, gli sconti condensati in 24 ore (o poco più) portano a un aumento vertiginoso della richiesta di consegne da effettuare in poco tempo. La necessità di consegnare rapidamente i prodotti comprati online durante il Black Friday comporta un aumento delle spedizioni espresse, spesso con modalità di trasporto meno sostenibili come camion o aerei. Questo porta a un incremento delle emissioni di gas serra legate al settore della logistica.
Durante il Black Friday, poi, diventa sempre più evidente il problematico legame tra tecnologia ed emissioni. Una grande parte delle vendite in questo giorno di super sconti riguarda dispositivi elettronici, il cui ciclo di produzione è altamente inquinante. La produzione di un singolo smartphone, ad esempio, genera una quantità significativa di emissioni di CO2.
Qualche esempio? Apple, particolarmente trasparente sulla questione, stima le emissioni associate ai suoi recenti smartphone tra 50 e 76 kg di CO2 e Huawei tra 60 e 85 kg di CO2. Il produttore Oppo, come si legge in un articolo di Le Monde, segnala una media di 56 kg di CO2 e Samsung un intervallo sorprendentemente ampio, da 22 a 70 kg. Xiaomi è meno disponibile, quantificando solo un modello top di gamma a 63 kg di CO2.
Il cambiamento climatico è sempre più evidente. Gli allarmi di qualche anno fa degli scienziati sono purtroppo diventati realtà. I climatologi ci dicono che per evitare conseguenze del riscaldamento globale ancora peggiori rispetto a quelle che stiamo vivendo bisogna tagliare la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera per non far superare la quota di 2°C di riscaldamento rispetto al periodo pre-industriale.
Per poter raggiungere questo obiettivo ognuno di noi deve fare la propria parte. Anche evitando acquisti impulsivi generati dalla spinta del marketing aggressivo.
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