L’aggressore, 20 anni, aveva colpito più volte il diciassettenne. La madre della vittima: «Trauma difficile per mio figlio»
Era stato accoltellato su una corriera mentre stava tornando a casa dopo la scuola. Un episodio inquietante, avvenuto a Modena lo scorso gennaio, in pieno giorno, all’autostazione. La vittima un ragazzino di 17 anni, che era stato colpito a scopo di rapina da tre fendenti, uno alla nuca, uno al volto e uno alla mano. L’aggressore, un ragazzo di 20 anni, che martedì è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, con rito abbreviato. L’accusa aveva chiesto per l’imputato 12 anni. Fu un’aggressione improvvisa e brutale che aveva scatenato il panico a bordo del bus, dove erano presenti una cinquantina di studenti. Il ventenne colpì la vittima più volte per rapinarlo del portafogli.
Le scuse della madre dell’aggressore
Il giovane, oggi 18enne, in questi mesi ha subito diversi interventi chirurgici. Il coltello ha inciso i nervi del volto, provocandogli pensati lesioni. La madre, che si è costituita parte civile, era in aula alla lettura della sentenza ed è soddisfatta per la condanna. «Sono contenta, anche se per mio figlio è stato un trauma difficile da affrontare, la ferita più profonda è quella psicologica. Ancora fatica ad uscire da solo, soprattutto alla sera», ha detto la donna, che dopo la sentenza ha ricevuto le scuse della madre dell’aggressore. «Si è avvicinata e mi ha detto che le dispiace. Mi sono emozionata, non me lo aspettavo, ha ribadito che suo figlio è malato».
«È giusto che mio figlio paghi»
Ricordiamo che l’imputato, ritenuto da una perizia capace di intendere e volere al momento del fatto, è accusato di tentato omicidio, rapina aggravata e porto d’armi. «Mio figlio fin da piccolo ha avuto problemi psichiatrici», ha detto la madre dell’aggressore ricordando l’infanzia difficile del figlio, che per anni ha vissuto in una casa famiglia. «Ha fatto una cosa più grande di lui, è giusto che paghi, ma non in carcere».
Soddisfatti per la sentenza gli avvocati di parte civile Henrich Stove, che rappresenta la madre, e Luca Pastorelli, che assiste la vittima e il padre dello studente: «Una sentenza importante, una pena commisurata alla gravità dei fatti. Nella tristezza della vicenda è un segnale importante», hanno detto. Luigi Milito, che difende l’imputato, non esclude il ricorso in appello.
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