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Musica, non si innova più: i report Draghi e IFPI indicano la via #adessonews

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Nei giorni scorsi si sono sovrapposti due annunci che potrebbero sembrare distanti ma che in realtà sono molto più connessi di quanto si possa immaginare: il documento sul futuro della competitività europea presentato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi alla presidente della Commissione europea a Bruxelles e il report di IFPI “Music in the EU: A Global Opportunity”.

Gli elementi fondanti del Report di Mario Draghi

Tra gli elementi fondanti del Report di Draghi si possono evidenziare:

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  • Il punto di partenza: l’Europa ha le basi per essere un’economia altamente competitiva, combinando un’economia aperta, un alto grado di concorrenza di mercato e un forte quadro legale;
  • Chiusura del divario di innovazione: l’Europa deve affrontare la sfida della produttività e superare le barriere chiave all’innovazione;
  • Piano congiunto di decarbonizzazione e competitività: l’UE deve affrontare le cause alla radice dei prezzi elevati dell’energia e le minacce al settore delle tecnologie pulite;
  • Aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze: l’UE deve ridurre le vulnerabilità esterne e rafforzare la capacità industriale per la difesa e lo spazio;
  • Finanziamento degli investimenti: l’UE deve mobilitare finanziamenti privati e pubblici su larga scala per soddisfare le esigenze di investimento;
  • Rafforzare la governance: è necessaria una nuova strategia industriale per l’Europa, con cambiamenti paralleli all’assetto istituzionale e al funzionamento dell’UE.

Innovazione, i collegamenti tra il report Draghi e di IFPI

Ciò su cui vale la pena soffermarsi, per i collegamenti con il report di IFPI, è il capitolo sull’innovazione digitale dove si propone di:

  • Accelerare l’innovazione tecnologica e scientifica: l’Europa deve migliorare il tasso di innovazione tecnologica e scientifica, migliorando il passaggio dall’innovazione alla commercializzazione e rimuovendo le barriere che impediscono alle aziende innovative di crescere e attrarre finanziamenti;
  • Migliorare il finanziamento per l’innovazione: è necessario aumentare il budget per il programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione, concentrandosi maggiormente sull’innovazione dirompente e semplificando l’accesso ai finanziamenti per le aziende giovani e innovative;
  • Rafforzare le infrastrutture di ricerca e innovazione: l’Europa deve sviluppare infrastrutture di ricerca e tecnologiche di livello mondiale, migliorando il coordinamento tra gli Stati membri e promuovendo la cooperazione tra università, start-up, grandi aziende e venture capitalist;
  • Facilitare la crescita delle aziende innovative: l’UE dovrebbe rendere più facile per gli inventori diventare investitori e facilitare la crescita delle aziende di successo, riducendo le barriere burocratiche e offrendo una protezione uniforme della proprietà intellettuale;
  • Promuovere la formazione e l’acquisizione di competenze: è essenziale affrontare le carenze di competenze in Europa, migliorando i sistemi di istruzione e formazione per preparare la forza lavoro ai cambiamenti tecnologici e promuovendo l’apprendimento permanente.

Le potenzialità inespresse del mercato musicale europeo

Le sottolineature di Draghi sui ritardi dell’Europa, nonostante ci si trovi di fronte alla seconda economia mondiale con prospettive ancora inesplorate, riecheggiano nel report della Federazione internazionale dell’industria discografica.

La Ue è il secondo mercato mondiale della musica dopo gli Stati Uniti. I ricavi annuali della musica registrata sono stati infatti di 5,2 miliardi di euro, superiori a quelli del Giappone (2,5 miliardi di euro), del Regno Unito (1,7 miliardi di euro) e della Cina (1,3 miliardi di euro).

Se adeguati all’inflazione, tuttavia, i ricavi registrati dalla musica nell’Ue nel 2023 erano solo il 61% di quelli del 2001 (il picco dei ricavi del settore).

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Poche start-up europee nel settore musicale hanno avuto successo, ma una – Spotify – ha dimostrato di non essere assolutamente meno rilevante delle imprese oltreoceano ed è oggi la prima piattaforma globale per il consumo di musica. Un’agevolazione degli investimenti in Ue, come sostiene il report Draghi, potrebbe sicuramente offrire nuove opportunità, soprattutto nell’area dell’intelligenza artificiale legata allo sviluppo di contenuti.

Le ricadute degli investimenti delle major sull’industria musicale europea

Allo stesso tempo, risulta evidente come gli investimenti delle etichette discografiche abbiano un effetto a catena positivo sull’industria musicale europea e forniscano una spinta ai contributi al PIL dell’UE: ogni euro generato o investito direttamente dalle case discografiche porta a un ulteriore contributo al PIL di 1,80 euro ad altre parti della catena del valore del settore musicale.

Le opportunità del modello europeo

L’Europa ha già le basi per essere un’economia altamente competitiva. Il modello europeo combina un’economia aperta, un alto grado di concorrenza di mercato, un solido quadro giuridico e politiche attive per combattere la povertà e ridistribuire la ricchezza. Questo modello ha permesso all’UE di coniugare alti livelli di integrazione economica e sviluppo umano con bassi livelli di disuguaglianza. L’Europa ha dato vita a un Mercato unico di 440 milioni di consumatori e 23 milioni di imprese, che rappresenta circa il 17% del PIL mondiale.

La produzione musicale europea è sicuramente competitiva ma resta spesso legata a repertori che hanno successo localmente, dominando le chart nazionali, mentre altri Paesi, Stati Uniti in testa, riescono a mantenere o generare un rilevante mercato di esportazione.

La sfida dell’AI e i rischi dell’iper-regolamentazione

Sempre in tema innovazione, Draghi riconosce che la sfida dell’AI sarà centrale ammonendo tuttavia sull’iper-regolamentazione. Tuttavia, questo è un punto delicato.

La comunità musicale europea è in prima linea nell’esplorare l’applicazione dell’intelligenza artificiale nel processo creativo e come strumento di marketing e produzione. Le case discografiche sono attivamente impegnate per un’intelligenza artificiale responsabile ed etica, sia offrendo strumenti creativi all’avanguardia, sia tutelando al contempo gli artisti e la comunità artistica dai rischi dell’AI.

L’intelligenza artificiale generativa presenta sfide particolari per la musica: contenuti di alta qualità sono un input essenziale per lo sviluppo di sistemi AI di alta qualità, sullo stesso livello di importanza come talento tecnico e informatico potere in cui le aziende di intelligenza artificiale investono ingenti somme di denaro.

Nonostante ciò, molti sviluppatori di generative AI si stanno affrettando a costruire le proprie piattaforme “ingerendo” grandi quantità di materiali protetti da copyright (inclusi brani musicali, opere e registrazioni sonore) nei loro modelli senza autorizzazione né pagamento ai titolari dei diritti. Questo è sia moralmente sbagliato, sia illegale.

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L’applicazione delle norme sul diritto d’autore

L’AI Act europeo deve sicuramente costituire un’opportunità di sviluppo e non un freno all’innovazione, ma una regolamentazione si sta dimostrando necessaria, tanto che anche negli USA stanno fiorendo normative finalizzate a regolare l’uso dell’intelligenza artificiale.

Pertanto, pur sostenendo la creazione di “regimi di sandbox” nazionali per l’AI, la Commissione Ue, con il neo-ufficio dedicato, dovrebbe garantire anche che le norme esistenti sul diritto d’autore dell’UE siano applicate correttamente e coerentemente, anche rispetto allo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Trasparenza e licenze per l’utilizzo dei contenuti non potranno che favorire lo sviluppo di un settore europeo che trainerà anche la diffusione dei contenuti musicali.



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