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Cuore: le otto ‘chiavi’ per proteggerlo #adessonews

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Life’s Essential 8: tenete a mente questa sigla. Semplice e, come dice il secondo termine, essenziale. Ma basilare, se si vuole proteggere la salute cardiovascolare e ritardare i processi di invecchiamento. Anche oltre quelle che possono essere le caratteristiche che ereditiamo dai nostri genitori. Otto sono appunto i parametri da tenere presenti.

Quattro si rifanno ai nostri comportamenti e alle abitudini: cosa e quanto mangiamo, quanto ci muoviamo regolarmente, quanto riposiamo la notte e se fumiamo. Gli altri sono invece quattro semplici valutazioni cliniche: l’Indice di Massa Corporea o Bmi, che ci dice se il peso è sotto controllo, la glicemia, i valori del colesterolo (in particolare Ldl, che più è basso e meglio è) e la pressione.

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A dimostrare quanto e come la prevenzione vascolare sia alla fine un gioco da ragazzi, per cui basta impegnarsi e ricordare di iniziare i controlli fin da giovani oltre a seguire attentamente le cure in caso di indicazioni mediche su misura, è una recente ricerca pubblicata sul Journal of the American Heart Association, coordinata da Jiantao Ma della Friedman School of Nutrition Science and Policy presso la Tufts University di Boston. Sintesi finale dello studio su quasi seimila adulti di età media di 56 anni, monitorati nel tempo: indipendentemente dall’età effettiva, comportamenti migliori per la salute del cuore e la gestione dei fattori di rischio di malattie cardiache sono associati a un’età biologica più giovane e a un rischio inferiore di malattie cardiache e ictus, morte per malattie cardiache e ictus e morte per qualsiasi causa.

Teniamo presenti queste indicazioni, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore che si celebra il 29 settembre. Perché la salute del cuore dipende dal controllo dei fattori di rischio. Dobbiamo prima di tutto riconoscerli, fin da giovani, sottoponendoci a semplici valutazioni. E poi considerarli in chiave di prevenzione.

E ancora, se il medico lo consiglia, seguire con attenzione le terapie che vengono prescritte, sapendo che per ognuno c’è un percorso diverso. Perché diversi sono gli obiettivi. In chi non presenta un profilo di rischio particolarmente significativo, ci sono target diversi da raggiungere rispetto a chi invece ha già avuto episodi di patologia cardiovascolare, come infarti o ictus.

Sensibilizzazione e conoscenza

Oltre alle tante iniziative di ospedali e strutture che in questi giorni stanno proponendo momenti di approfondimento dedicati e check up mirati, anche il mondo del pharma si muove in iniziative di awareness e conoscenza. Perché proteggere il cuore è importante. Magari evitando (o correggendo) gli errori.

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Basti pensare all’iniziativa di Novartis “Da Quore a Cuore”, patrocinata dall’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci (AISC) e dalla Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC). La campagna vuole riportare l’attenzione su quanti hanno un “quore” debole perché ad alto rischio di malattie cardiovascolari o perché non riescono a seguire le raccomandazioni cliniche dopo l’evento, fondamentali per guidarli a ritrovare un “cuore” più sano. Testimonial è Antonio Rossi, campione olimpico di canoa, che ha raccontato la sua esperienza di ischemia cardiaca e il percorso “difficile” che si affronta.

“Grazie al supporto del centro cardiologico di riferimento che mi ha reso maggiormente consapevole, ho imparato a gestire il percorso di cura e di monitoraggio del colesterolo Ldl, per evitare che il mio “Quore” resti vulnerabile”, ha detto Rossi.

Viatris ha deciso di lanciare “ViaHeart – La Via del Cuore”, una campagna di sensibilizzazione che mira, nel tempo, a promuovere la salute cardiovascolare attraverso la prevenzione in ogni fase della vita, l’aderenza alla terapia per i pazienti e il continuo controllo dei fattori di rischio. E non bisogna dimenticare che l’aderenza terapeutica è l’obiettivo chiave. Per chi ha già avuto un infarto o un ictus, si conferma l’importanza di un approccio mirato per ridurre ai minimi termini il colesterolo LDL. E’ la strategia del “colpisci presto e colpisci forte”, che dipende in modo significativo anche dall’aderenza alla terapia. Dall’analisi dei dati di 771 pazienti post-infarto trattati in 22 centri italiani con anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9, è emerso che questi farmaci sono ben tollerati, con il 90,9% dei pazienti che risultano aderenti allo schema terapeutico in 11 mesi.

Un freno alle cronicità

Sono solo esempi, sia chiaro. Che confermano come sia soprattutto attraverso monitoraggio e controllo dei fattori di rischio si possa fare molto. Ed è proprio su questi che dobbiamo agire. Sempre e comunque. Con buone abitudini e seguendo le cure. Per far fronte alla “marea montante” delle malattie cardiovascolari, spesso sottovalutate nonostante il peso per il paziente, per la famiglia e per la società che comportano.

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di mortalità nel mondo con oltre 20 milioni di decessi ogni anno, oltre il 40% nel nostro Paese, con circa 230.000 morti ogni anno. Per non parlare degli strascichi in termini di disabilità permanenti. E per mantenerci in salute. Fabrizio Oliva, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri e direttore Cardiologia 1 dell’Ospedale Niguarda di Milano, segnala l’importanza della conoscenza con queste semplici cifre che mostrano come il cuore e i vasi siano davvero il “motore” del benessere per l’organismo. “Le malattie cardiovascolari sono spesso associate ad altre condizioni patologiche come diabete, insufficienza renale e obesità che complicano ulteriormente la gestione della cronicità. Questi pazienti sviluppano condizioni di labilità clinica e fragilità che comportano frequenti ospedalizzazioni e un elevato numero di decessi, che nell’80% dei casi potremmo prevenire intervenendo sui fattori di rischio”.

Proposte per la prevenzione

Occorre agire, quindi. Come? Attraverso Screening obbligatori nazionali per tutti i cittadini, già a partire dai 18 anni, per la valutazione del colesterolo e della pressione arteriosa, elettrocardiogramma una volta l’anno per gli over 65. E con aree pubbliche nelle città che incoraggino l’attività fisica come piste ciclabili e spazi in parchi pubblici, percorsi di cura chiari e omogenei, digitalizzazione per snellire la burocrazia, campagne educazionali per i cittadini dalle scuole ai luoghi di lavoro, innovazione tecnologica e intelligenza artificiale.

Questi alcuni dei capisaldi del Piano Strategico Nazionale per la salute del cuore, il primo mai realizzato in Italia. Un documento corposo e ambizioso di 89 pagine che si propone di fornire una visione d’insieme, come guida di riferimento per le istituzioni, sul modello dei piani per altre principali patologie croniche come il Piano Oncologico Nazionale. L’iniziativa è a cura della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC), in collaborazione con la Società Italiana di Cardiologia (SIC) e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), e con il sostegno della Società Europea di Cardiologia, il documento si inquadra nell’ambito di una azione di promozione della salute del cuore in corso nella Ue.



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