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«Berlusconi me lo sogno ancora. La notte mi compare e lo chiamo il “dottore” come faceva la cerchia a lui più stretta. Mi appare come un vecchio che accudisco. B. è stata una ossessione, ma anche la storia italiana degli ultimi 30 anni con il suo essere troppo. Eccesso vivente, campione di dismisura». Filippo Ceccarelli, editorialista di Repubblica e scrittore, racconta così il “Cavaliere” a cui ha dedicato “B. Una vita troppo”, libro da quasi 700 pagine che «pesa 884 grammi».
Ceccarelli è il protagonista di “Berlusconi, un’ombra sul presente”, incontro a Palazzo Reale, nell’ambito del “Campania Libri Festival”, moderato dalla giornalista di Repubblica, Laura Pertici. Davanti al pubblico del Teatro di Corte si ripercorre la storia di Berlusconi «di un protagonista che ha cambiato senz’altro l’arte del potere. È l’uomo che ha fatto cadere i confini tra la sfera personale e quella politica». Non si può non ridere quando Ceccarelli riporta aneddoti che sembrano racconti di fantasia ma che, invece, sono storia raccolta con un meticoloso lavoro di ricerca giornalistica. Storielle e storiacce che strappano «due risate» ma Ceccarelli non fa sconti e ricorda che mentre «Berlusconi stava appresso alle ragazzette, lo spread schizzava a 500 e il governo non sapeva come pagare gli stipendi agli insegnanti». Per Ceccarelli B. era «un uomo che cercava di superare i limiti. Viveva come un sovrano con la sua corte. Convocava gli alleati a casa sua, mica a Palazzo Chigi. E dopo averli fatti cenare si apriva la porta e arrivava Apicella, per l’intrattenimento musicale. Era come Nerone: si era convinto di essere un grande autore di musica in linea con la canzone napoletana».
Un paio di capitoli del libro sono dedicati a Napoli, sulla fissazione del fondatore di Forza Italia di sentirsi napoletano. Tra gli aneddoti che appaiono come affreschi di storia, come dice Pertici, anche il tentativo fallito di recitare in un cammeo nel film “Passione” di Turturro. Il regista disse no e l’ex presidente del Consiglio ci rimase malissimo.
A Napoli sono legate la vicenda dell’avviso di garanzia durante il G7 e lo scandalo di Noemi Letizia, la “papi girl” di Casoria al cui compleanno per i 18 anni fu pizzicato Berlusconi. Il Cavaliere è morto il 12 giugno dello scorso, ma per la sua parte politica è come se fosse ancora vivo: «Compare sui manifesti, nelle intitolazioni, gli hanno dedicato a Portofino una passeggiata e ogni volta succede il caos, perché è un personaggio divisivo. Berlusconi il suo spazio nella storia se l’è preso. Ma ho il sospetto – afferma l’autore – che è come se ne hanno un po’ paura. Se lo vogliono tenere buono anche da morto. Se c’era un personaggio affezionato alla vita era Berlusconi, il fatto che possa essere un po’ arrabbiato forse spaventa». E a tal proposito Ceccarelli racconta: «Dopo un comizio in Molise, Berlusconi si trovava a parlare con un gruppo di persone tra cui un pastore molisano. E dice a questo crocchio di persone: “Io ho lavorato così tanto nella vita che non ho avuto tempo di invecchiare”. Il pastore gli risponde: “Arriva”. Berlusconi si secca e rilancia: “Le dispiace se mi tocco le p….?”. Il pastore: “Si tocchi quello che vuole ma arriva, arriva”». Nel gennaio del 2007 Repubblica mette in prima pagina la lettera di Veronica Lario in cui chiede al marito le scuse per aver offeso la sua dignità di donna.
Secondo Ceccarelli è il momento che in cui cade la distinzione tra vita pubblica e privata: «Ora è abbastanza all’ordine del giorno. Penso soprattutto al caso Sangiuliano con la fine di ogni distinzione possibile tra sfera pubblica e privata. Oggi quello che conta è il minimo comune denominatore, cioè la persona, gli individui con i loro desideri, le loro magagne, i loro corpi. La politica di adesso ha un vuoto di rappresentanza in realtà è una zozza e fangosa rappresentazione di spettacoli, di cose fatte per essere viste, dove la parola politica è collassata e ha ceduto all’immagine, alla recitazione. Oggi contano i consulenti che ti dicono cosa devi dire. Berlusconi era il più bravo di tutti. Gli altri sono un po’ ridicoli, grotteschi. Guardate l’effetto degli scandali sessuali berlusconiani rispetto al caso Sangiuliano. Gli scandali berlusconiani erano straordinariamente divertenti perché c’era una massa di personaggi, una grande quantità di persone, quella di oggi – afferma il giornalista – è una storia triste, tragica, di dilettanti rispetto a B.».
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