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Infermieri protagonisti del dibattito in sanità. Se l’annuncio del ministro della Salute Orazio Schillaci in chiusura del G7 di Ancona sull’accordo con l’India è stato salutato come una boccata d’ossigeno in un Paese che fa i conti con una drammatica carenza di questi operatori, il possibile via libera per gli infermieri alla prescrizione di alcuni trattamenti incassa forti perplessità, se non un’aperta contrarietà, da parte dei medici. Ma cosa sta succedendo?
Dopo i medici cubani, gli infermieri indiani
Dopo l’esperienza della Calabria, che ha ‘importato’ 497 medici da Cuba, ora l’Italia guarda a Oriente. Durante il G7 Salute c’è stato un incontro bilaterale di Schillaci con la vice ministra della Salute dell’India, nel quale è stato stabilito un protocollo per l’arrivo di infermieri indiani in Italia. “Questi professionisti – ha precisato il ministro – hanno diplomi di qualità. Per lavorare devono però imparare l’italiano e stiamo mettendo a punto una piattaforma con le università per i corsi di italiano”. Insomma, se in Italia mancano almeno 65mila infermieri, la strategia è quella di tamponare l’emergenza importando operatori.
La riforma e il nodo delle prescrizioni
Ma l’idea è anche quella di rendere più attraente questa professione. A far rumore in questi giorni è stata quella dagli infermieri viene definita “una riforma epocale”: l’arrivo di tre lauree magistrali a indirizzo clinico e (soprattutto) la possibilità per chi si specializzerà di fare precrizioni di tipo infermieristico. E cioè, come elenca il ‘Sole 24 ore’, ricette per prescrivere dispositivi per l’incontinenza, materiali per le medicazioni o presidi per le stomie a cominciare da sacche e cateteri. Presidi legati all’assistenza infermieristica che oggi però necessitano di una ricetta firmata dai medici. I quali appaiono decisamente contrari a questa novità. Vediamola meglio.
Le nuove lauree
Il ministro ha annunciato la nascita di 3 aree di specializzazione infermieristiche: in cure primarie e sanità pubblica; in cure pediatriche e neonatali e in cure intensive e nell’emergenza. Un annuncio salutato con entusiasmo da Fnopi (Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche). Obiettivo, offrire più opportunità formative e sbocchi di carriera agli infermieri in possesso della laurea magistrale. Ma c’è di più. “Stiamo lavorando a un progetto complessivo che guarda al futuro della sanità italiana e al ruolo cruciale che gli infermieri ricoprono oggi e che svolgeranno nell’assistenza sul territorio”, ha dichiarato Schillaci parlando agli operatori. Ma la novità sulla prescrizione non è passata inosservata.
Il secco no dei medici…
“Apprendiamo da notizie di stampa che, con l’introduzione delle nuove lauree specialistiche per infermieri, si apre la strada alla prescrizione infermieristica di trattamenti assistenziali e tecnologie specifiche, come i presidi e gli ausili “, afferma a stretto giro il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, sconcertato e rammaricato per non essere stati interpellato “su questa delicata materia, che presuppone un passaggio di competenze specialistiche”.
“La prescrizione presuppone una diagnosi e la diagnosi è di competenza del medico. Una competenza – puntualizza Anelli – che il medico non si arroga, ma che gli viene conferita dalla legge, secondo il suo percorso di studi. La diagnosi è un atto medico complesso, che ha come fondamento tutta una serie di conoscenze che coinvolgono l’intero percorso di studi e non si esauriscono in uno o due esami universitari”, ragiona il presidente della Fnomceo.
Sulla stessa linea Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg): “Sul tema non siamo stati minimamente consultati rispetto a un processo che fino ad oggi è stato considerato un atto medico”. E ancora: “Sono anni che i medici chiedono la definizione che distingua l’atto medico da altre attività. E che si descrivano, quindi, anche in termini di responsabilità la conseguenza degli atti stessi. Sul provvedimento – seguita Scotti – sappiamo poco al momento, non è stato ancora reso noto quali siano precisamente i compiti e come questi compiti possano essere attuati. Ma ci lascia perplessi il fatto che non sia stata sentita la voce dei medici”.
… che valutano l’impugnazione
“La Legge stessa – ricorda Anelli – prevede che, per attribuire a una professione nuove competenze, vadano ascoltate le altre professioni coinvolte. Non comprendiamo dunque perché non siamo stati chiamati ai tavoli di confronto e abbiamo dovuto apprendere del progetto a cose fatte”. A questo punto numero uno dei medici si riserva di “esaminare il provvedimento, che non conosciamo”. Ma “laddove fossero attribuite ad altri professionisti competenze esclusive del medico – conclude – saremmo costretti a valutarne l’impugnazione”. Si preannunciano scintille.
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