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La Pembient è una startup di San Francisco che sta sfruttando la biotecnologia e l’ingegneria 3D per produrre dei corni di rinoceronte fake.
Corni falsi da produrre con la stampante 3D, geneticamente indistinguibili da quelli originali. Ovvero sintetizzati per replicare gli stessi, identici filamenti di cheratina che formano la caratteristica appendice di questi grossi e affascinanti animali. A impegnarsi in questo lavoro è una startup californiana chiamata Pembient. E dietro il loro sforzo scientifico c’è uno scopo solo apparentemente commerciale. La startup spera che i corni di rinoceronte falsi possano andare a ruba. Ma non per guadagnarci.
Il vero obiettivo è quello di saturare il mercato cinese e vietnamita, dove la domanda di corni ha portato a conseguenze drammatiche per la specie del rinoceronte. Questi bellissimi e potenti animali vengono infatti cacciati, uccisi e mutilati delle loro corna. Per i bracconieri, le corna sono un ottimo affare: la materia è venduta a peso d’oro al mercato nero.
La caccia non si riduce al territorio del Sud-Est asiatico (dove vive prevalentemente il rinoceronte asiatico, ormai prossimo all’estinzione), ma si estende fino in Africa. Anche lì i bracconieri danno la caccia al rinoceronte bianco per vendere i corni ai cinesi e ai vietnamiti. Una volta polverizzati, infatti, i corni vengono commercializzati come ingredienti base per rimedi contro la febbre, l’impotenza, l’epilessia, il cancro e il malocchio. La polvere di corno è così ricercata che può arrivare a valere fino a 30.000 euro al chilo.
Il piano della Pembient: corni di rinoceronte contraffatti per salvare la specie
Vendendo questi corni falsi a un prezzo molto più basso (secondo i piani della startup, circa un ottavo del prezzo corrente) si mira a saturare il mercato e a rendere il bracconaggio un po’ meno attrattivo. E, di conseguenza, salvare tutti i rinoceronti asiatici e africani a rischio estinzione.
Il CEO della Pembient, Matthew Markus, afferma che i suoi corni sintetici sono qualitativamente migliori di quelli originali, dato che non sono contaminati dall’inquinamento atmosferico: i legami chetatimici sono più saldi. E l’idea è quella di vendere il prodotto direttamente in polvere o di introdurre una birra realizzata dai corni sintetici. Se il piano funzionerà Markus, ricercatore formatosi nell’università Washington di St. Louis, proverà poi a riprodurre altra materia organica, per prevenire l’estinzione di molti altri animali, come gli elefanti e le tigri.
Dopo anni di sforzi, segnati soprattutto da difficoltà economiche, la Pembient è riuscita a replicare dei corni che contengono l’esatta sequenza genomica del rinoceronte e che replicano esattamente l’aspetto di un’appendice vera. Ma il dibattito sull’argomento è acceso: c’è chi pensa che il concetto alla base del progetto sia poco chiaro: potrebbe essere frainteso con una speculazione. Ma Markus ribatte che l’idea è proprio quella: sfruttare la confusione causata dai corni di rinoceronte sintetici per far scendere il valore dei corni veri. Gli ultimi scogli da superare sono di natura legale: sarà permessa la commercializzazione dei falsi?
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