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I pm hanno chiesto l’inasprimento della misura cautelare anche per il manager Massimo Rossi. Il gip si è riservato entrambe le decisioni
La procura di Roma ha chiesto il carcere nei confronti dell’ormai ex dg di Sogei, Paolo Iorio, coinvolto nell’inchiesta per corruzione aperta dai pm capitolini. Il gip Arcieri si è riservato di decidere. Per Iorio la richiesta della procura dipenderebbe dal fatto che l’ex dg avrebbe cancellato alcuni video dalle telecamera di sorveglianza della propria abitazione. Video degli ultimi quindici giorni. Durante i quali, dopo un ulteriore accertamento degli inquirenti, sarebbero comparsi 105mila euro in un armadio non emersi dalla prima perquisizione. Si ipotizza un inquinamento delle prove. La procura mette in dubbio l’atteggiamento collaborativo dell’indagato.
La richiesta dei pm è arrivata questa mattina, nel corso dell’udienza di convalida delle misure cautelari. In aula presente solo il manager Massimo Rossi, a capo del gruppo Digital Value, interrogato dagli inquirenti e difeso dall’avvocato Pomante. Anche per il manager la richiesta della procura è di un inasprimento della misura, dai domiciliari al carcere preventivo. Anche in questo caso si attende la decisione del gip.
In udienza non era presente invece Iorio che coi pm Del Giudice e Rossi ha già parlato, ammettendo di aver ricevuto delle somme dallo stesso Rossi che «costituivano la remunerazione per più attività consulenziali nell’ambito dello scenario dell’Information Technology mondiale, riguardanti piattaforme informatiche hardware e software».
Queste consulenze, dicono gli avvocati di Iorio, Giorgio Perroni e Bruno Andò, «non erano in alcun modo collegabili all funzione esercitata da Iorio in Sogei e – continuano – nessun atto o intervento di qualsiasi tipo è stato mai compiuto da Iorio per favorire o agevolare le società di Rossi nelle gare».
L’incarico di dirigente è stato revocato a Iorio da Sogei a seguito dell’inchiesta della procura capitolina in cui tra gli indagati ci sono 18 persone e 14 società. Inchiesta che nei prossimi giorni farà luce sull’articolato “sistema corruttivo” che secondo l’accusa conduceva fino alle stanze del potere.
Più in particolare le manette sono scattate lunedì scorso quando il dg della partecipata al 100 per cento del Mef intascava 15mila euro da Rossi, legale rappresentante di Italware e di Idt solution. Si tratterebbe per i pm di una delle due tangenti mensili che il manager avrebbe preso dall’imprenditore dal 2023, a fronte di cinque diverse forniture informatiche per Sogei del valore di 104,3 milioni di euro.
L’indagine è assai ampia. Tra gli indagati anche Antonio Angelo Masala, ufficiale della marina distaccato al VI Reparto sistemi C4I dello Stato Maggiore e, ancora, Antonio Stroppa, uomo di Elon Musk in Italia. Adesso si attende la decisione del gip del tribunale di Roma.
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