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Il calcio femminile protesta contro l’Arabia Saudita, “un regime autocratico che viola in maniera sistematica i diritti delle donne e criminalizza la comunità Lgtbqi+“. Così oltre 100 calciatrici – precisamente 106 – professioniste di 24 Paesi hanno inviato una lettera a Gianni Infantino, presidente Fifa, per manifestare la loro preoccupazione dopo la notizia dell’accordo di sponsorizzazione tra il calcio mondiale e la compagnia petrolifera saudita Aramco, con la quale la Fifa avrebbe stipulato un contratto fino al 2027, assieme a Coca Cola, Adidas, Qatar Airways o Hyndai-Kia. Oltre al temi della parità di genere e dei diritti umani, le firmatarie sottolineano anche che Aramco ha “una responsabilità evidente nella crisi climatica”. Un motivo in più per sostenere che “non ha diritto di sponsorizzare il nostro bello sport”.
La richiesta è una sola: interrompere l’accordo. “Le autorità saudite hanno speso migliaia di milioni in patrocini sportivi per tentare di sviare l’attenzione dalla brutale reputazione del regime in materia di diritti umani, ma il trattamento delle donne parla da solo“, scrivono le calciatrici nella loro lettera. L’ultimo esempio di sportwashing da parte del regime di Bin Salman è stato il torneo Six Kings Slam, la ricchissima esibizione tennistica tenutasi proprio a Riyad e vinta da Jannik Sinner. Ma il grande obiettivo di questa strategia saudita, dal punto di vista sportivo, è appunto l’organizzazione del mondiale di calcio nel 2034. Il presidente Fifa ha già apparecchiato la strada affinché questo scenario si concretizzi.
Le calciatrici che hanno aderito: i volti più noti
Tra le oltre 100 firmatarie presenti nella lettera raccontata da El Pais (e confermata da Ansa), spiccano i nomi dell’attaccante spagnola Maitane Lopez e della centravanti finlandese della squadra Real Sociedad, Sanni Franssi. Presenti anche la capitana della nazionale canadese, Jessie Fleming, o Becky Sauerbrunn, ex capitana della nazionale statunitense, vincitrice dei Mondiali 2015 e 2019.
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